Usi ancora l’igienizzante in casa? Ecco perché non serve a nulla e cosa disinfetta davvero

In molti, soprattutto a seguito della pandemia, sono ormai abituati a utilizzare regolarmente prodotti igienizzanti in casa, spesso convinti che siano indispensabili per garantire una vera igiene domestica e per proteggere la famiglia da virus e batteri. Ma la scienza e le analisi recenti sul microbioma domestico hanno messo in discussione l’efficacia – e la reale utilità – dell’impiego estensivo di questi prodotti.

I limiti degli igienizzanti domestici

La convinzione che basti passare una soluzione igienizzante sulle superfici per garantire la totale assenza di batteri e virus è ampiamente superata. In realtà, i batteri sono ubiqui: si trovano ovunque, nell’aria, sulle mani e persino su chi abita la casa. Anche dopo l’uso dei disinfettanti più potenti, come la candeggina, in meno di 30 minuti le superfici tornano a ricoprirsi di un sottile biofilm batterico, ovvero una pellicola vivente composta da comunità microbiche che colonizzano qualsiasi materiale. Questo processo è del tutto naturale e rende inutile pensare di “eliminare tutti i batteri” in modo permanente.

Un’ulteriore considerazione riguarda il rischio di creare uno squilibrio microbico: l’impiego eccessivo di igienizzanti, anche quelli a base di alcol o cloro, elimina tante specie batteriche, ma lascia spazio a nuove colonizzazioni, talvolta da parte di microrganismi più resistenti e meno “amichevoli”. Questo “vuoto microbiologico” può favorire la proliferazione di ceppi potenzialmente patogeni, oltre a rendere l’ambiente domestico meno sostenibile per la salute del microbioma umano.

Cosa disinfetta davvero (e quando serve)

La candeggina, il perossido di idrogeno e i prodotti a base di alcool risultano sicuramente efficaci contro la maggior parte dei patogeni domestici, se utilizzati nelle giuste concentrazioni e secondo le indicazioni del produttore. Tuttavia, il loro impiego dovrebbe essere mirato:

  • Bagno, cucina, servizi igienici e superfici frequentemente toccate (come maniglie, interruttori, rubinetti)
  • Ambientazioni in cui risiedono persone immunodepresse, neonati o anziani
  • Dopo malattie infettive in casa (influenza, gastroenteriti)

Per la maggior parte delle superfici, una normale pulizia con acqua e sapone è sufficiente a mantenere l’ambiente sano. L’alcol (meglio etanolo o isopropanolo al 70%) e l’ipoclorito di sodio (la comune candeggina) sono utili soprattutto sulle superfici di passaggio che possono essere contaminate dall’esterno, come le maniglie delle porte, citofoni, chiavi, telefoni o telecomandi. L’uso esteso di questi prodotti su tutte le superfici non solo è esagerato, ma rischia di esporre gli abitanti a sostanze chimiche irritanti e inquinanti inutilmente.

Perché l’igienizzante “non serve a nulla” sul lungo termine

Il concetto di igienizzazione totale è oggi considerato obsoleto dalla moderna microbiologia. I motivi sono molteplici:

  • Impossibilità di eliminare tutti i batteri: I microrganismi fanno parte integrante dell’ambiente e si riformano sulle superfici già pochi minuti dopo la disinfezione.
  • Superfici immediatamente ricontaminate: Ogni contatto umano, animale o semplicemente l’aria permette una nuova colonizzazione.
  • Squilibri nel microbioma: L’eliminazione indiscriminata di agenti microbici lascia più spazio alle specie potenzialmente nocive per la salute.

Perfino le linee guida sanitarie aggiornate consigliano di non igienizzare quotidianamente tutta la casa: meglio concentrare l’azione sui punti critici, riservando i disinfettanti solo ai casi di emergenza e alle zone a maggior rischio. Un uso indiscriminato e costante di spray o gel igienizzanti può essere dannoso, soprattutto su superfici con cui veniamo spesso a contatto tramite la pelle o che entrano in contatto con alimenti.

Le vere strategie per una casa sana

La sanificazione domestica davvero efficace non passa quindi attraverso un eccesso di igienizzanti, ma da una corretta pulizia quotidiana e da alcune semplici abitudini:

  • Aerare spesso gli ambienti, aprendo le finestre per qualche minuto più volte al giorno, così da ridurre inquinanti e carica batterica nell’aria.
  • Utilizzare panni puliti e dedicati alle diverse aree della casa, così da non trasportare batteri da una stanza all’altra.
  • Lavare regolarmente a temperature elevate (almeno 60°C) tessili come asciugamani, lenzuola e tende, che possono trattenere microrganismi e allergeni.
  • Prediligere sapone e acqua per la maggior parte delle pulizie di superficie, riservando prodotti più aggressivi solo quando veramente necessario.
  • Mantenere asciutte le superfici del bagno e della cucina, così da limitare la crescita di muffe e batteri.

Esistono anche alternative naturali che evitano l’uso sistematico di sostanze chimiche aggressive. Ad esempio, il limone, l’aceto e il bicarbonato hanno proprietà igienizzanti e antimicrobiche, seppur non comparabili alla candeggina. Sono però una scelta sostenibile nella manutenzione routinaria e possono contribuire a mantenere la casa fresca, profumata e più salubre.

Il messaggio più importante è che la vera igiene si fonda sull’equilibrio: eliminare completamente il mondo microbico dalla casa è impossibile e neppure auspicabile. Serve invece attenzione ai punti critici, utilizzo consapevole dei disinfettanti e fiducia nei naturali meccanismi di difesa, anche quelli garantiti dal nostro stesso microbioma domestico.

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