La verità nascosta sul lavoro delle donne delle pulizie negli hotel: orari e condizioni

Il lavoro delle donne impiegate nelle pulizie negli hotel è da sempre una delle colonne portanti dell’industria turistica, ma al tempo stesso rappresenta un ambito spesso dimenticato nei dibattiti su tutela dei diritti e condizioni lavorative dignitose. La realtà quotidiana di queste lavoratrici è infatti segnata da una combinazione esplosiva di orari lunghi, carichi fisici notevoli, retribuzioni variabili e frequenti forme di irregolarità, elementi che contribuiscono a rendere questa professione una delle più fragili e invisibili del panorama occupazionale.

Orari di lavoro: turni, durata e organizzazione

Uno dei principali elementi che caratterizzano questa professione è la struttura degli orari di lavoro. Le donne delle pulizie negli hotel sono spesso sottoposte a turni lunghi e frammentati, con una scarsità di pause che influisce pesantemente sulla salute fisica e mentale. Le ore effettive trascorse nei corridoi e nelle stanze sono frequentemente superiori a quelle riportate formalmente dai contratti, anche a causa di richieste di straordinari non sempre dichiarati e di ritmi serrati imposti per ottimizzare tempi e costi di gestione delle strutture turistiche.

La situazione si complica ulteriormente dall’introduzione di lavoro notturno e turni elastici, cresciuti negli ultimi anni soprattutto nelle grandi città e nelle località turistiche più affollate. Ritmi di lavoro notturni e intermittenti mettono a dura prova la vita familiare delle lavoratrici e interferiscono sul loro benessere psico-fisico, compromettendo la qualità del riposo e aggravando condizioni come dolori muscolari, affaticamento cronico e stress. Un’indagine internazionale condotta da Uni Global Union ha inoltre evidenziato come la gestione degli orari in questo settore abbia un impatto diretto sulla salute e sulla sicurezza delle lavoratrici, con effetti dannosi sottovalutati finora sia dalle istituzioni che dall’opinione pubblica.

Retribuzione e tipologie contrattuali

La retribuzione delle donne delle pulizie negli hotel, in Italia, varia notevolmente e risente fortemente della tipologia di contratto e della zona in cui si lavora. Il salario medio orario si attesta tra i 5 e i 15 euro lordi, con uno stipendio mensile che, in caso di contratti regolari a tempo pieno, oscilla generalmente tra i 1200 e i 1500 euro. Tuttavia, la precarietà economica rimane una costante nella vita di molte lavoratrici, specialmente per chi è assunta con contratti part-time, a chiamata o addirittura regolati a cottimo. Non sono rari i casi di paghe legate al numero di camere completate: in queste situazioni si possono percepire anche solo 2 euro a stanza, un sistema che costringe le lavoratrici a turni estenuanti e tempi di pulizia irrealistici pur di garantirsi un salario minimo.

La presenza di contratti collettivi di settore dovrebbe rappresentare un argine alle pratiche più arbitrarie, assicurando regole su durata dei turni, pause e carichi di lavoro. Tuttavia nella pratica, i casi di irregolarità, straordinari non retribuiti e carichi di lavoro eccessivi sono molto frequenti, a causa di un sistema di appalti e subappalti che favorisce la corsa al massimo risparmio sui costi del lavoro. Questa situazione si riflette anche nelle statistiche ufficiali: il comparto turistico è tra quelli con la percentuale più alta di irregolarità contrattuali, sfiorando l’80% secondo i dati annuali dell’Ispettorato nazionale del lavoro.

Condizioni di lavoro e rischi per la salute

Accanto all’aspetto economico emerge con forza il problema delle condizioni di lavoro. Il lavoro delle donne delle pulizie è caratterizzato da un’elevata richiesta fisica: sollevare e trasportare attrezzature pesanti, piegarsi ripetutamente, armeggiare con sostanze chimiche e detergenti concentrati sono attività quotidiane che espongono a rischi specifici di tipo muscolo-scheletrico, dermatologico e respiratorio. I casi di malattie lavoro-correlate nell’industria alberghiera risultano particolarmente elevati, proprio per via della combinazione di intensa attività fisica, tempi strettissimi per completare le pulizie e dotazioni spesso inadeguate.

Il rischio di stress emotivo e burnout viene aggravato dal senso di precarietà e invisibilità sociale che accompagna queste professioni: la priorità assoluta assegnata alla pulizia nelle recensioni degli ospiti non trova corrispondenza nella valorizzazione delle lavoratrici. Spesso esternalizzate tramite cooperative e società multiservizi, molte di queste donne lavorano in condizioni di flessibilità estrema, soggette a rotazioni improvvise e orari comunicati di giorno in giorno, senza alcuna possibilità di pianificare la propria vita privata. In molte strutture, il tempo assegnato per la pulizia di una stanza non supera i 15-20 minuti, tempi che impediscono una sanificazione accurata e che creano ulteriore pressione psicologica sulle lavoratrici.

La dimensione sociale: diritti, tutele e necessità di intervento

La composizione sociale delle addette alle pulizie negli hotel è marcatamente segnata dalla presenza di donne, spesso giovani o migranti, che si trovano a dover accettare condizioni peggiorative in mancanza di alternative occupazionali solide. In Italia, il 52% delle lavoratrici di questo settore è costituito da donne, il 25% da migranti e il 58% ha meno di 40 anni, dati che testimoniano come proprio i soggetti più vulnerabili siano spinti verso queste mansioni precarie da una combinazione di necessità economica e mancanza di riconoscimento sociale.

Le principali organizzazioni sindacali, nel corso degli anni, hanno più volte denunciato con forza questo sistema, sottolineando come la corsa al maggior profitto abbia prodotto una condizione lavorativa quasi priva di diritti: paghe basse, esternalizzazioni, malattie professionali ed esclusione dai più elementari dispositivi di regolazione garantiti dalla normativa. Si tratta di una situazione estremamente diffusa che richiederebbe interventi istituzionali più incisivi, sia sul lato dei controlli sia nella definizione di standard minimi inderogabili sia retributivi sia organizzativi a livello nazionale.

Interventi e proposte per la dignità lavorativa

  • Incremento dei controlli da parte degli organismi ispettivi sulle condizioni di lavoro nelle strutture ricettive;
  • Applicazione obbligatoria dei contratti collettivi nazionali del turismo e delle pulizie, con divieto di ricorso ai cosiddetti “contratti pirata”;
  • Trasparenza nella durata e nella retribuzione dei turni, con sistemi di rilevazione elettronica obbligatori per tutte le strutture;
  • Definizione di carichi di lavoro massimi giornalieri ragionevoli, per tutelare la salute fisica e mentale delle lavoratrici;
  • Promozione di pratiche di stabilizzazione contrattuale e valorizzazione professionale, riconoscendo il ruolo strategico delle addette alle pulizie nel sistema turistico nazionale.

In sintesi, il quadro che emerge dall’analisi di dati e testimonianze rivela una realtà fatta di profonda disuguaglianza e mancanza di riconoscimento: nonostante l’importanza decisiva del loro lavoro, le donne delle pulizie negli hotel sono tra le categorie più esposte a sfruttamento e discriminazione. Solo una maggiore consapevolezza pubblica e una più rigorosa applicazione delle normative potranno garantire la dignità e la tutela che queste lavoratrici meritano.

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